- Forse non tutti sanno che – come recita il titolo di una delle sue più popolari rubriche – la regina delle “parole incrociate”, ma non solo, venne ideata da Giorgio Sini, un sassarese trapiantato a Milano. Dal 23 gennaio del 1932 ‘La Settimana Enigmistica’ rivoluzionò il mondo dell’editoria italiana, diventando la prima rivista dedicata esclusivamente a cruciverba, rebus, crittogrammi, scacchi, dama, sciarade ecc. e anche la più imitata negli anni a venire. Da allora il settimanale è uscito praticamente senza soluzione di continuità superando quest’anno i 4700 numeri.
La palestra del cervello di Giorgio Sisini, il sassarese che inventò ‘La Settimana Enigmistica’
Forse non tutti sanno che – come recita il titolo di una delle sue più popolari rubriche – la regina delle “parole incrociate”, ma non solo, venne ideata da Giorgio Sini, un sassarese trapiantato a Milano. Dal 23 gennaio del 1932 ‘La Settimana Enigmistica’ rivoluzionò il mondo dell’editoria italiana, diventando la prima rivista dedicata esclusivamente a cruciverba, rebus, crittogrammi, scacchi, dama, sciarade ecc. e anche la più imitata negli anni a venire. Da allora il settimanale è uscito praticamente senza soluzione di continuità superando quest’anno i 4700 numeri.
La paternità delle parole crociate non è stata mai accertata. C’è chi l’attribuisce al giornalista italiano Giuseppe Airoldi già nel 1890, chi a un fantomatico galeotto inglese di nome Victor Crille, altri ancora al giornalista britannico Arthur Wynne che pubblicò per la prima volta una rubrica enigmistica sul ‘New York World’ nel 1913, battezzando il gioco con il nome di Word-Cross Puzzle.
Da allora le parole crociate cominciarono a diffondersi rapidamente con spazi riservati nei periodici europei, ma è solo l’8 febbraio del 1925 che appare in Italia nella ‘Domenica del Corriere‘ con la dicitura ‘L’indovinello delle parole incrociate’. Lo stesso anno sarà l’editore Valentino Bompiani a coniare il termine “cruciverba“. Passerà poco tempo e un giovane sassarese durante un soggiorno viennese troverà l’illuminazione per un’idea rivoluzionaria destinata a cambiare le sorti per gli appassionati di enigmistica di tutta Italia.
Giorgi Sisini nasce a Sassari il 21 marzo del 1901 al numero 4 della Piazzetta del Rosario, da Francesco, esponente di un’antica famiglia nobiliare e pioniere della meccanizzazione agricola in Sardegna, e Antonietta Spano. Il desiderio del padre era quello di affidargli un giorno le redini delle ben consolidate aziende di famiglia, ma Giorgio, di spirito indocile e idealista, desiderava un’altra vita. Da qui, una volta tornato nell’isola dagli studi a Liegi con il titolo di ingegnere elettrotecnico in tasca, il sogno mai nascosto di andare via da una realtà che a suo modo di vedere era troppo stretta per quelle che agli occhi della famiglia erano solo incerte e strampalate ambizioni di una giovane testa calda.
La vita di Giorgi Sisini cambia radicalmente in un soggiorno a Vienna durante un viaggio di lavoro. Qui conosce la giovane Idell Breitenfeld che sposerà a Milano nel 1930 e qui, constatando l’enorme successo che stanno riscuotendo le riviste riservate all’enigmistica, ha la rivoluzionaria idea di crearne una versione italiana dedicata esclusivamente alle parole crociate e ad altri passatempi. Sviluppa così l’idea di un formato piccolo da portare comodamente ovunque per combattere i momenti di noia, solitudine o godersi attimi di relax in casa o durante un viaggio in treno, senza tuttavia spegnere il cervello.
In due stanze prese a pigione in via Enrico Noë a Milano, dove Sisini si è trasferito, nasce, seppure fra mille difficoltà, in particolare di carattere finanziario, quella “palestra cerebrale” che prenderà il nome di ‘La Settimana Enigmistica’. Il primo numero esce il 23 gennaio del 1932 al prezzo di 50 centesimi. 15 pagine con la prima dedicata all’attrice messicana Lupe Veléz. La tiratura iniziale sarà di diecimila copie ogni settimana, una cifra destinata a salire velocemente, ma solo dopo il 1933, quando anche gli italiani cominceranno ad apprezzare la rivista che avrà sempre più aficionados. Da allora uscirà ininterrottamente- salvo una piccola forzata pausa estiva nel 1945- raggiungendo quota 4700 numeri il 21 aprile scorso. Soltanto parole crociate, rebus, giochi di ogni sorta e nessuno spazio pubblicitario. Anche durante la guerra, nonostante fosse di stanza a Bologna come soldato, ogni settimana Giorgio Sisini tornava a Milano per far si che ogni appassionato potesse avere puntualmente la sua copia.
Nell’ occhiello del giornale compare ancora la dicitura “la rivista che vanta innumerevoli tentativi di imitazione”. Visto il successo le iniziative editoriali per emularla non si conteranno più e spesso Giorgio Sisini dovette ricorrere alle vie legali per tutelare la sua “idea rivoluzionaria” in tribunale e difenderla dagli “imitatori della sua creatività”. A tal proposito è rimasta famosa la vertenza contro il periodico ‘Domenica Quiz’ dell’editore Angelo Rizzoli accusato di concorrenza sleale e illecita imitazione.
‘La Settimana Enigmistica’ fu il trampolino di lancio per le altre attività imprenditoriali del Sisini nel campo dell’industria della carta, dell’editoria, del cinema e dell’aviazione. Il 2 giugno 1955 ricevette l’onorificenza di Cavaliere del Lavoro dove quella ” pubblicazione di non comune valore” pesò notevolmente nelle motivazioni portate a sostegno dalla Federazione nel conferirgli il prestigioso riconoscimento.
Nel cassetto della sua scrivania al civico 10 di piazza delle Cinque Giornate a Milano, Giorgio Sini, custodirà gelosamente sempre una copia del primo numero della sua rivoluzionaria creazione con una dedica in tedesco alla sua compagna di vita che lo aveva appoggiato e sostenuto soprattutto nei momenti più bui, condividendone sogni e aspirazioni: Das erster Heft zu meine liebe Ida ( La prima copia alla mia amata Ida) e la sua risposta in italiano, con un semplice “ti amo” apportato in alto.
Quel signore sardo, slanciato e col viso da attore hollywoodiano, morirà nel 1972 a Montecatini in seguito a un blocco renale, lasciando in eredità agli italiani quella palestra del cervello dove ancora si allenano a centinaia di migliaia. Un ansiolitico, l’ha definita lo scrittore Giacomo Papi, “un antidoto ai tempi che corrono, un rifugio dalle intemperie della cronaca“.