Press "Enter" to skip to content

10 leggende Sarde che dovete conoscere

condividi

La Sardegna fa da sfondo a tantissimi racconti fantastici, ambientati in luoghi magici e popolati da essere spaventosi. Ne abbiamo scelti alcuni per voi.

  • Orma di piede

All’alba dei tempi esisteva un solo, enorme continente, dal nome Tirrenide. Questa immensa terra emersa è scomparsa a causa della rabbia di Dio. Infuriato, il Signore la fece affondare, ma, preso dal rimorso, ne salvò una parte. La trattenne con il suo piede e, allora, quel lembo di terra prese il nome di “Ichnusa“, cioè orma del piede. Invece, il nome Sardegna deriva dall’eroe bérbero Sardus, giunto sull’isola dall’Africa.

  • I quattro mori

La bandiera dei 4 mori è il simbolo ufficiale della Sardegna, dal 1950. Sull’origine di questa immagine esistono 2 leggende. La prima racconta che il vessillo fu adottato per celebrare la vittoria di Alcoraz, nel 1096. Il successo militare sarebbe stato frutto dell’intercessione favorevole di San Giorgio, il cui stendardo è una croce rossa su campo bianco. A questo sarebbero state aggiunte le teste dei saraceni sconfitti. La seconda è simile, ma si ricollega all’affermazione dei sardo-pisani contro gli arabi, guidati da Musetto. I pisani avrebbero ricevuto il gonfalone da Papa Benedetto VIII.

  • Eutanasia ante litteram

Una figura del folklore sardo è quella della “Accabadora“. Si tratta di una donna vestita di nero, che mette fine alla vita dei moribondi. L’origine del termine potrebbe essere spagnola e derivare dal verbo “Acabar”, cioè “finire” e/o “terminare“. Non a caso, in sardo esiste l’espressione “accabadare“, che vuol dire “incrociare le mani ad un morto“, ma anche “mettere a cavallo“, nel senso di “far partire“. Svolge il suo lavoro su richiesta dei parenti della futura vittima ed è ricompensata, con i prodotti della terra. Agisce di notte, a viso coperto, con dei riti magici. Secondo gli antropologi, si tratta di una tradizione derivante dalle donne che offrivano conforto a coloro che stavano per morire e ai loro cari.

  • Il messaggero di morte

Altra figura è quella del “Su Tragacorgios“, un individuo enorme, dall’aspetto indefinito, vestito di pelli di toro. Infatti, il suo nome è l’unione dei termini “traga” (trascinare) e “corgios” (pelli). Non a caso, il suo passaggio è caratterizzato da un inconfodibile rumore di cuoio, trascinato. È un’anima malvagia, rifiutata dall’aldilà, che annuncia l’arrivo della morte. Le sue vittime sono, soprattutto, giovani, i quali provano ad affrontarlo, impegnandosi in atti di valore, dal nome di “balentia” (valorosità). Lui e altre figure simili sono allontanate grazie ad una messa, la “sa miss e s’arretiru” (messa del ritiro), celebrata da un numero dispari di sacerdoti (di solito, 7).

  • Il paese delle streghe
  • Un po’ fata, un po’ strega

Morgongiori, paese in provincia di Oristano, esiste un complesso di menhir, conosciuti come “su fruccoi de luxia arrabbiosa” (il forcone di Lucia arrabbiata). Queste strutture avrebbero ospitato Lucia, una bellissima ragazza, impazzita a seguito del tentativo di violenza subito da un fauno, che, comunque, riuscì ad uccidere. La giovane con il passar del tempo sarebbe diventata una strega molto ricca e molto cattiva, in continua lotta con i suoi vicini. La notte filava e di giorno dormiva, mentre i suoi tesori erano protetti dal suo fuso magico. La leggenda vuole che, durante un inverno rigido, due fratelli cercarono di rubare della legna, dal suo giardino. Scoperti a causa di un melograno fatato, uno dei due morì, mentre il secondo fu spinto verso un forno, dal fuso. Tuttavia, il giovane riuscì a svincolarsi e il fuso fìnì bruciato. Per il dolore, la strega si trasformò in una cicala.

  • Lo spirito malinconico

Presso Luogosanto, sorge il Castello di Balaiana. In questo complesso si aggira il fantasma di Ubaldo, spettro in cerca di persone a cui raccontare la sua storia. Di origini nobili, la sua famiglia era nemica del Re Alfonso d’Aragona. Quando, nel 1422, il Castello fu distrutto, Ubaldo si nascose presso la Chiesa di Santo Stefano. Da allora, i suoi nemici non riuscirono più a trovarlo. Morto solo e triste, oggi, quando incontra qualcuno, lo mette a conoscenza delle sue infelici vicende.

  • Lo spettro sofferente
  • La grotta delle vipere

Cagliari, in viale Sant’Avendrace c’è la tomba di Attila Pontilla, moglie di Cassio Filippo. Questi era un cavaliere romano, esiliato in Sardegna, in l’età imperiale. In punto di morte, l’uomo si salvò grazie al sacrificio della donna, che prese il suo posto. In onore di Attila, il marito fece costruire un sepolcro, oggi conosciuto come “Grotta delle vipere” perché, sul timpano dell’antro, sono raffigurati 2 serpenti, simbolo dei numi sotterranei.

  • L’Atlantide sarda

Vicino Sassari, si trova il lago Baratz, l’unico bacino naturale dell’isola. In questa località, si racconta sorgesse l’antica città di Barax. Questo centro era abitato da uomini avidi e donne lussuriose. Per questa ragione, Dio decise di affondarla, però, sotto le mentite spoglie di uomo anziano, avvertì una ragazza dell’imminente catastrofe. Perciò, la giovane scappò, ma, presa dalla curiosità, si girò a guardare la distruzione del suo luogo di nascita e, per questa ragione, fu tramutata in pietra.

condividi