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Il fantasma della miniera dell’argentiera

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Già dai primi mesi del 1962 si prevedeva la chiusura della miniera. Nei livelli profondi le coltivazioni erano sparse nelle diverse aree e ciò costringeva a tenere aperte numerose gallerie la cui manutenzione diventava sempre più onerosa dal punto di vista economico.
Il numero globale degli operai scese a 238 di cui 138 addetti all’interno.  La dichiarazione di rinuncia alla Concessione Argentiera, prodotta dalla Società Correboi veniva accettata con D.A. n. 365 in data 21.09.1963.
Il provvedimento di chiusura, che non poteva certamente essere accettato di buon grado, fece nascere notevoli resistenze in molti di coloro che abitavano all’Argentiera.
Oggi è possibile, con assoluta serenità, ricostruire le motivazioni che nei primi anni ’60 hanno condotto alla chiusura della miniera.
La situazione della miniera in quel momento era quella rappresentata nella sezione e si può rilevare che le aree mineralizzate, oggetto di coltivazione, si fossero ridotte ampiamente in profondità evidenziando il progressivo esaurimento del giacimento verso il basso. Nello stesso tempo l’aumento notevole dei costi che la miniera doveva sostenere con l’approfondirsi dei lavori, non erano compensati da positive variazioni del prezzo dei metalli.
Tutte le ricerche effettuate mediante sondaggi e gallerie al fine di reperire nuove mineralizzazioni fallirono.
Purtroppo in Sardegna, quando una miniera chiude, si tratta della chiusura di un piccolo mondo che ha interessato diverse generazioni.
Il momento emotivo è forte e tanto più lo è stato all’Argentiera dove nel corso del tempo si era venuta a creare una comunità quasi completamente staccata dal resto dell’Isola. Infatti, ancora nei primi anni ’60, la miniera era collegata a Sassari con un’unica «Corriera» che arrivava a destinazione solo dopo due ore a causa della strada parzialmente dissestata. La fine dell’attività non rappresentava la semplice fermata di un impianto industriale, ma venne vissuta dagli abitanti dell’Argentiera come lo smantellamento dell’intera comunità che per generazioni si era sempre più radicata intorno alla miniera stessa. Questa sensazione forte, fu avvertita da tutti coloro che vi lavoravano, che si allontanarono alla ricerca di nuovo lavoro pensando agli amici che, probabilmente, non avrebbero mai più incontrato.

Nella storia mineraria dell’Argentiera accaddero diversi incidenti e qualcuno finì nel peggiore dei modi: il problema principale fu che essendo il giacimento molto vicino al mare era in atto una continua erosione delle rocce che provocò numerosi crolli. Se poi a questi aggiungiamo anche che la sicurezza era l’ultimo dei problemi per i gestori possiamo anche immaginare le morti sul lavoro nei pozzi e nelle gallerie che arrivarono alla profondità di oltre 700 m.
Oggi tutta la zona è sottoposta ad un’opera di riqualifica ambientale e oggi si fa molta più attenzione quando ci si avventura in quella che oggi è solo una meta turistica e Argentiera è meta di passeggiate e incontri guidati.

Dagli anni ’80 in poi sono nate diverse leggende riguardo la miniera abbandonata di Argentiera: si dice che in certe notti, soprattutto quelle estive, si possano sentire rumori di picconi e suoni metallici provenienti dalle profondità; si dice che molte volte a chi si inoltra nelle gallerie appaia una strana nebbiolina grigiastra che sale dai pozzi; c’è poi chi afferma di aver intravisto ombre umane lungo i cunicoli o addirittura di aver visto apparire figure umane evanescenti.
Molti sono convinti che le anime dei minatori che persero la vita all’interno della miniera o per colpa di incidenti durante il lavoro, ancora adesso si aggirino in quelle grotte.

 

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