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Il dialetto di Sassari è nato a Sorso(?)

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di Leo Spanu

Sistemando alcuni documenti mi è capitato in mano un articolo di Enzo Espa pubblicato nel 1977 sulla Nuova Sardegna. Titolo: Il dialetto di Sassari è nato a Sorso? (notare il punto interrogativo!)
Sulla base di una serie di documenti “ stesi dalla mano dei maestri ferrai di Sassari, riuniti sotto
l’ invocazione di sant’Alò”  il professor Espa sostiene che il linguaggio usato dal popolo di Sassari fosse il logudorese a partire dal 1300 fino ad arrivare al 1694. I documenti citati sono piuttosto convincenti e la tesi suggestiva e verosimile. Come si è arrivati allora al dialetto attuale?
Citiamo l’articolo:  ” Ohè, il dialetto sassarese ve lo hanno portato da Sorso o dalle campagne, tanti anni fa, magari in una di quelle circostanze in cui Sassari si è spopolata di molta della sua gente, per una carestia o per una peste, come spesso è accaduto. E perciò i sassaresi sono dovuti ricorrere proprio a quelli di Sorso, per coltivare le campagne e per tutti gli altri lavori. E i sorsensi, oltre che le loro braccia e il loro lavoro, per fare un dispetto a quelli di Sassari, hanno portato anche la loro lingua.”
Quanto c’è di attendibile in questa ipotesi? Un proverbio dice che una rondine non fa primavera e oltretutto il professor Espa ha sposato una sorsense. Il dubbio è inevitabile. L’avvocato Ugo Puggioni e il pittore Francesco Tanda, interpellati dal professore, confermarono che non si trattava di semplici ipotesi ma di” pure verità”. Il fatto è che anche questi illustri personaggi sono di Sorso. Saranno obiettivi? In ogni caso siamo già a tre rondini. Chiediamo aiuto ad un sassarese verace, innamorato della sua città.

Per un inusitato senso del pudore (raro nei sassaresi) non vuole rivelarci la sua identità ma ci fa leggere una sua lunga composizione in versi, firmata Busme di Ber(1) intitolata:
Andeddi a Sossu…. v’ è la linga sardha! (Andando a Sorso… c’è la lingua sarda!)
Siamo già molto oltre il quesito del  professor Espa. Infatti, stando al titolo, Sorso “ha regalato” la lingua a tutta la Sardegna! Proviamo a leggere. Sottotitolo: Sossu è la patria di la linga sarda ( Sorso è la patria della lingua sarda). Cominciamo bene!

Cand’aggiu intesu chi si sò affarrendi / in dugna logu pa la linga sardha, / di l’ignuranzia manna chi z’ è in giru / eiu mi soggu abbizzaddu, acchì nisciunu / vò sabè o intindì chi solu a Sossu / v’ è lu fabeddu giusthu naziunari. / Abà vi digu li rasgioni santi / d’iscunzà la Babele universali / di l’althri diaretti ifrabinadi. ( Quando ho sentito che stanno litigando/ in ogni luogo per la lingua sarda/ per la grande ignoranza che c’è in giro/ io mi sono accorto. perchè nessuno/ vuole sapere e capire che solo a Sorso/ c’è la giusta parlata nazionale./ Adesso vi dico le giuste ragioni, così da sciogliere la Babele universale degli altri dialetti sparsi)
E con questo incipit abbiamo cancellato decenni di tavole rotonde sulla lingua sarda. Cominciamo il viaggio (linguistico) dalla capitale.
I cagliaritani sono bocciati subito perchè si sono montati la testa e sono troppo nobili per spartire il linguaggio con il popolo. Mancu a cabu li veni a chissa genti / d’ iparthì la linga cu li di bassu, pà evità li cuntaggi , e mancu mali!,/  ( Manco per sogno viene in mente a questa gente/ di spartire la lingua con quelli di basso rango/ per evitare il contagio, e meno male).  Loro hanno avuto re e principesse e guardano tutto dall’alto di  Casthedu ( Castello). Un mondo diverso.
I campidanesi poi, stanno sempre cercando le loro radici…  finza in Mesopotamia
zi so isciddi.( anche in Mesopotamia sono andati). Quindi fra  greci, fenici e mauritani e pure beduini cosa c’entrano con la lingua sarda? Non sono neppure sardi.
Andiamo avanti e arriviamo a Oristano. Barrosi pa l’ historia D’Eleonora si vergognano di essere sardi e sostengono di aver inventato il dolce stil nuovo e l’italiano, scritto e parlato, prima di tutti. “Pa pruballu li carthi ani imbrugliadi, / già lu sai, li pabiri d’Arborea, / chi mancu v’ ha cumpresu Antonio Segni. / Falsi sò li carthi? Falsa è la linga. ( Per provarlo hanno imbrogliato le carte, già lo sai, le carte di Arborea,/ che non ha capito niente neanche Antonio Segni./ False sono le carte? Falsa è la lingua).
Anche in Barbagia pretendono di rappresentare, solo loro, la lingua di tutta la Sardegna. Meno male che Dante Alighieri, venuto in Sardegna in cerca di personaggi per la sua Commedia n’ ha prubaddu un assusthu, ma un assusthu… ( s’è preso uno spavento, ma uno spavento…) con tutti quegli uomini vestiti da animali. Candu è turradu  a casa a tutti a dittu /chi i la Sardhigna so tutti seivaggi / chi li femini no ani la varghogna / d’isthà nudi o arumancu a titi fora. ( Quando è tornato a casa ha detto a tutti/ che in Sardegna sono tutti selvaggi/ che le donne non hanno nessuna vergogna/ di stare nude o con le tette in fuori).
Gli algheresi invece sono tranquilli…so catalani e tutti cavaglieri ( ricorda il Carlo V che li definì ironicamente “todos caballeros”) e si trovano in Sardegna per errore.
I più arroganti sono i logudoresi. Chi confusioni è chistu Logudoro: / Tu a lu sai cos’ è, uni è, parchì è d’oro / si la Sir l’ha dagadu e l’Aga Kan? / Pa me è una curora longa longa / chi ciamba sempri logu e sempri buccia: / chi si vò entrà in tutti l’althri tani, / e a tutti canti vò tappà la bocca. ( Che confusione è questo Logudoro/ Tu lo sai cos’è, dov’è, perchè se è d’oro/ perchè l’hanno mollato la SIR e l’Aga Kan?/ Per me è una biscia lunga lunga, che cambia sempre posizione e pelle/ che vuole entrare in tutte le altre tane/ e a tutti vuole tappare la bocca).
Scartati anche gli altri paesi: Berchidda  la parigina (?),
Oschiri e Tula tutti e dui in riviera ( ?),
Luras impari cu li bombi ( sempre con le bombe),
Sennori cu li femmini masci ( le femmine maschio. Non esiste il femminile nel dialetto sennorese), Nulvi con Martis pa l’Anglona,
Thiesi chissu sì chi è lu Meilogu ( questo si che è il Meilogu),
Ozieri chi s’è fattu a imbudu / pa accuglì e travasà l’eba piubana ( che è fatto ad imbuto/ per raccogliere e travasare l’acqua piovana),
Perfugas (cu li anghiddi e li milioni ( ricca di anguille e milioni) che non può fare la guerra a Bono e Benetutti  si iscizzi no si bò in oramara ( per non litigare).
Ancora Pattada, altri spagnoli in trasferta  la fazzi a Toledo pa li lami ( supera Toledo per le lame). Ogni paese ha la sua lingua. Nessuno vuole regali o elemosine nè tanto meno unirsi al Logudoro, tanto la lingua sarda si trova da un’altra parte.
Poi c’è la Gallura. Chi biddezia ch’ ipantu la Caddhura! / E cantu è beddhu lu fabeddu ch’à. / Si pa Sossu no era, a isciubarallu / dubitadu pa tutti no abia .  ( Che bellezza che meraviglia la Gallura! E quanto è bella la parlata che ha./ Se non fosse per Sorso / non avrei avuto dubbi).
Siamo giunti alla fine del viaggio. Accozzi giunti a casa e in liberthai / pudimmu fabiddà in Sassaresu / cu li di Sossu e li di Portutorra; / pa cuntrullà si s’ è mantesa sana / la linga bedda di li antighi nosthri.  ( Eccoci arrivati a casa e in libertà/ possiamo parlare in Sassarese/ con quelli di Sorso e di Porto Torres/ per controllare se s’è mantenuta sana/ la bella lingua dei nostri antenati).
Invece arriva la delusione.  Cosa tocca di vidè, d’intindì / inveci, mamma mea. ( Cosa tocca di vedere, di  sentire/ invece, mamma mia). I bainzini (portotorresi) non riescono più ad uscire dalle loro rovine: piangono Re Barbaro, ponte romano e la Sir.
E la linga? Abaunzada l’ani prima / e fattuvattu l’ani suttarrada. (E la lingua? Prima l’hanno inquinata/ poi piano piano l’hanno sotterrata.)
Se Sparta piange Atene non ride.  Sassari meia, cosa t’ani fattu! / T’ ani ifasciaddu lu chi abii di megliu: / li gesgi antighi, poi di lu casthedu, / e basthioni e torri, quadrati e tondi, / li purthari priziosi e li puggiori / e l’orthi e tutti canti li funtani / chi unisissia ti purthavi a vantu, / e li mulini e li frantoi di l’ ozu, / l’industria di la paima e di la conza! ( Sassari mia, cosa t’hanno fatto! T’hanno distrutto tutto quello che avevi di bello:/ le chiese antiche, poi il Castello/ e i bastioni e le torri, quadrate e tonde,/ i portali preziosi e i poggioli/ e gli orti e tutte le fontane/ che portavi a vanto con tutti,/ e i mulini e i frantoi dell’olio,/ l’industria della palma e della concia della pelle!)
Negli uffici, nei bar, anche ne li vindiori / i li larghi e i l’ isthrinti e i l’ isthazioni  ( nelle osterie , nelle vie larghe e nei vicoli stretti e nelle stazioni) si sentono linguaggi diversi. E piazza Tola? …prisintaddi vi so tutti li razzi / chi so in Italia da Livorno ingiossu. ( sono presenti tutte le razze/ che esistono in Italia da Livorno in giù).
Ma quanti sono i veri sassaresi in città? Quanti in consiglio comunale? “Tre soli, pari, l’althri di li biddi / Finza sindaghi n’arreghi da fora. ( Tre soltanto, sembra, gli altri vengono dai paesi./ Anche il sindaco lo portano da fuori.)
Povera Sassari, un’altra lingua è entrata in casa tua: come salvarla? Bisogna unire i sassaresi veri in associazione e farli giurare d’essere sassaresi per la vita e per la morte.  Ma  la bandera di combattimentu / pa arribà a noi e la Sardigna intrea / chistha linga santa binidetta, / noi zi l’azzemu in logu più siguru, / a Sossu, la nostra anima cuppiora: /  è cumenti chi siem’in casa nosthra. ( Ma la bandiera di combattimento/ per conservare a noi e all’intera Sardegna/ questa santa lingua benedetta/ noi l’alziamo in un luogo più sicuro/ a Sorso la nostra anima gemella:/ è come che ci troviamo a casa nostra).
Voglio sottolineare che la descrizione che segue è opera di un sassarese: noi sorsensi non avremmo osato tanto.
In logu beddu è Sossu, affaccu a mari: / canti vi sò aribari e canti vigni! / Lu vinu vi si bizi a caraddeddi. / Ma l’ammacchiu più mannu è lu fabeddu, / chi è lu più beddu chi vi sia i lu mondu, / sarà zerto la linga regionali. / Candu l’ iscolthi pari d’ intindì / sunendi un isthrumentu musicali, / chi vò liggidu solu in pentagramma, / pa vidè candu s’azza e candu fala; / chi poi isthudià i lu Conservatorio, / in scholi di danza e rizitazioni . / Si no no fazi bè a lu sarudu: / chi midizina pa ugna marasorthi! / Sei istraccu, moddu moddu, iscuraggiadu? / Tu da volume a casissia sussincu: / t’ introna e ti n’ iscedda tutt’a un ora. / Ti sei affarradu e voi amazzà pessona?/ No piglià comomilla: passa a Sossu; / chissu fabeddu fazi sempre effettu.” ( Sorso si trova in un bel posto, vicino al mare:/ quanti ulivi e quante vigne!/ Il vino si beve a damigiane./ Ma la cosa più affascinante è la parlata,/  che è la più bella che vi sia al mondo,/ sarà di sicuro la lingua regionale./ Quando l’ascolti ti pare di sentire/ suonare uno strumento musicale,/ che deve essere letto solo sul pentagramma, / per vedere quando sale e quando scende;/ che si può studiare al Conservatorio, / nelle scuole di danza e recitazione./  E fa bene alla salute:/ che medicina per ogni malasorte!/ Sei stanco, molle molle, scoraggiato?/ Tu dai voce a un qualsiasi sorsense;/ ti suona e ti risveglia  subito./ Hai litigato e vuoi ammazzare qualcuno?/ Non prendere camomilla: passa a Sorso; / quella parlata fa sempre effetto.)

A questo punto le rondini sono quattro, anzi quest’ultimo è un “rondone”.
Comincio a convincermi che fanno davvero primavera e che bisogna togliere il punto interrogativo al quesito del professor Espa. E a noi sorsensi tocca l’onore e l’onore di mantenere viva  questo dialetto. Compito difficile, forse impossibile, in un’epoca che comunica con  messaggini, con un linguaggio da telegrafo, con  suoni gutturali. Dicono che questo è il tempo dell’analfabetismo di ritorno.  Ma quando mai è andato via? Stabilire se il “dialetto sassarese” è nato a Sorso o Sassari è solo un gioco curioso e divertente. Quel che conta davvero è che questo patrimonio culturale non vada disperso altrimenti anche noi, sassaresi, portotorresi e sorsensi, come i nostri fratelli del Campidano, dovremo andare a cercare le nostre radici in Mesopotamia e magari un po’ più in là.

NOTE
1) Busme di Ber. Andeddi a Sossu…. v’è la linga sardha. Editore TAS srl. Sassari 1983.
Busme di Ber sta per Bustianu ( Sebastiano) Meloni di Berchidda. Scrittore e poeta nonchè
padre dell’avvocato Franco Meloni, sindaco socialista di Sassari poi senatore della
Repubblica col Partito Sardo d’Azione.
2) La mia è una traduzione molto libera ad uso dei continentali. E anche di qualche sardo.

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