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Personaggi Sassaresi

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Se nelle strade di Sassari si possono incontrare ( raramente ) personaggi di alto lignaggio, tutti noi abbiamo memoria di alcuni personaggi sassaresi che ci hanno fatto sorridere per le loro stramberie e il loro comportamento. È la strada in fondo.

Tanti altri ne abbiamo conosciuto come alcuni che qui sotto ci descrive Tino.
Sappiamo che è un’argomento delicato perchè dietro un nostro sorriso ci sono i fratelli, le madri e i figli.

Quindi se abbiamo un ricordo facciamolo con affetto….

 

Parabà

E morto in un letto d’ospedale dopo esserci finito a causa di un autobus che l’ha investito tra viale Dante e via Tempio, in quelle vie che lui conosceva benissimo, in cui tutti lo conoscevano. Personaggio popolarissimo, Parabà viveva in un mondo tutto suo, un mondo quasi magico. Un mondo, quello di Parabà, in cui la realtà si confondeva con la fantasia. Un mondo surreale, dicono gli amici, che hanno scritto una lettera in suo ricordo, dopo i funerali svoltosi ieri. Francesco Cabras, da tutti conosciuto come il soprannome di Parabà, che significa per adesso, sia nel dialetto sassarese che in quello gallurese. Uomo del nord dell’Isola (era originario di Osilo), Parabà viveva da una vita a Sassari, in una casa tutta costruita da lui. Dicono gli amici che c’erano tre o quattro serrature per porta, anche se poi i vetri erano fragilissimi e per entrare a casa sua sarebbe bastato toccarli con un dito ché si sarebbero rotti. Ma lui era fatto così, era un po’ strano, un po’ naif con quelle orecchie grandi come fossero della antenne paraboliche che sporgevano vistose dalla testa. Del resto a casa non ci stava mai. Era sempre in giro nel quartiere di San Giuseppe. Lo conoscevano tutti. Frequentava il Tris Bar, di cui era una sorta di mascotte. Le centinaia di giovani che popolano il locale scherzavano, benevolmente, con quest’uomo sempre arzillo, sempre voglioso di giocare. In molti gli offrivano delle mance chiedendogli piccole commissioni, come quella di andare a prendere il giornale. E così facevano i negozianti, quei negozianti che frequentava quotidianamente, a cui offriva una mano, disinteressatamente. In quei negozi andava a dare un’occhiatina anche alla domenica, con gli esercizi chiusi. Giusto così, per controllare che tutto fosse in regola. Perché il suo mondo era appunto questo, la strada, i mille mondi che si creano e disfano in una via, i mille volti che la animano, tra incontri, discussioni, chiacchiere. Lui ci stava bene, in quest’universo di confine. I suoi punti cardinali erano viale Dante, via Tempio, via IV novembre. E lì l’ha investito un autobus, e lì, la sua parabola sulla terra si è interrotta.

Coscibianca

Personaggio sassarese conosciuto a cavallo degli anni cinquanta, quel dopoguerra che aveva segnato tanta gente, riducendola in miseria e costretta a vivere di stenti e alcuni anche di elemosina e carità del prossimo. Coscibianca era invece una specie di vagabonda, diventata così , perché il suo vecchio lavoro da “meretrice”, con l’età avanzata non poteva essere svolto. Quindi, non essendo stata parsimoniosa, nel mettere da parte i denari guadagnati, si è trovata di colpo a dover campare di espedienti. Il suo appellativo “Coscibianca”, gli era stato affibbiato nella casa dove lavorava, da qualche suo cliente buontempone, diventando un soprannome, il quale se lo portò appresso per sempre. I soliti ragazzi di allora (pizzinni pizoni), quando la incontravano la ingiuriavano continuamente al ritmo di: “Coscibià-Coscibià! ”
La povera vecchietta trascorreva le sue giornate raccogliendo cicche di sigarette da terra, e allora erano proprio cicche, perché si fumava fino in fondo.
Il pomeriggio, fino a tarda sera, era solita sedersi sui gradini del primo portone delle Poste centrali per scartare le cicche e ammucchiare quel poco tabacco che riusciva a realizzare i un fazzoletto, per poi rivenderlo alle manifatture tabacchi di Piazza Università.
Durante questo lavoro di pazienza, chiedeva anche l’elemosina ai passanti. Così questo personaggio sassarese, trascorreva lunghe, penose e interminabili giornate, alla mercè di puntigliosi ragazzi che non la lasciavano maitranquilla, ai quali si opponeva solo con umili frasi di pietà, affinchè la lasciassero in pace. Anche questa una macchietta da non dimenticare, sebbene non sia stata molto onesta, ma purtroppo punita da una grande sfortuna.

Troiani

Uno dei più famosi personaggi sassaresi degli anni 40/50.
Uomo che senz’altro aveva girato il mondo. Forse imbarcato, portava infatti un vecchio cappello di ufficiale della marina, unto e bisunto.
Troiani era il suo vero cognome, originario laziale, aveva infatti un accento da burini romano.
Girava Sassari in lungo e in largo sempre vestito uguale con un abito sdrucito e spiegazzato oltre che poco pulito. Personaggio dal comportamento nobile, quasi un vero “clochard” francese, era tuttavia umile e servizievole e rari erano coloro che tentavano di prenderlo in giro, perché immediatamente venivano redarguiti a non permettersi più da suoi amici che solitamente lo tenevano nella giusta considerazione, proteggendolo e ospitandolo. Era si un vagabondo, ma di quelli buoni e tutti gli volevano bene.

Era solito frequentare i botteghini, non chiedeva mai elemosine ed era sempre invitato dai proprietari dei locali dove si trovava all’ora dei pasti. Lui era ugualmente generoso e ricambiava l’invito in un modo singolare, intratteneva i clienti con buona e dolce musica. Non usava strumenti, ma si arrangiava mirabilmente: emetteva un fischio soave e melodioso, accompagnandosi con una specie di batteria che ricavava con i palmi delle mani e relative ditta, battute a seconda del ritmo della musica, su pareti di masonite o sulla stessa del banco di mescita del locale, naturalmente lo faceva di spalle e le braccia dietro la schiena. Quando si esibiva aveva un sorriso accattivante e giulivo sebbene non avesse neanche un dente, ma la sua espressione con zigomi sporgenti e rossi e occhi brillanti, incuteva tanta simpatia e tenerezza. Anche la musica era bella, il suo pezzo forte era il “carnevale di Venezia”. Gli avventori, che apprezzavano le sue “ performance”, facevano a gara ad offrirle da bere, lui solitamente gradiva del buon vino e qualche capitava che si sbronzasse benevolmente, addormentandosi sulla sedia appoggiato al tavolo.
Abbiamo così ricordato un altro personaggio che ha fatto della storia di una Sassari di un tempo, vale a dire quando la nostra città era ricca di personaggi o macchiette innocue, ma piene di spirito e di gratitudine. I sassaresi rispondevano con grande solidarietà, annoverandoli come figli di una città che non vuol dimenticare nessuno.

Monello

Altro personaggio sassarese, girovago, umile e taciturno che non faceva male ad una mosca, ma i ragazzi di una volta lo prendevano di mira sfottendolo continuamente. Non chiedeva elemosina, ma la sua indigenza lo portava a accattare misere cose per poterle, magari rivenderle e, realizzare quanto bastava per sfamarsi. Personaggio che con la sua discrezione e infima condizione, commuoveva non poche persone generose che lo aiutavano economicamente, donandogli vestiario, scarpe e alimenti.

Il suo soprannome “Monello”, era quasi un paradosso, perché era mite e buono, ma la sua bassa statura tozza e tondeggiante lo faceva assomigliare ad un monello di strada, ecco perché dava motivo ad essere preso in giro. Ma Sassari, lo ha comunque annoverato assieme a tanti altri, come Troiani, Perempempè, Cannaipicciu, Cippacchinu etc. tra i sui simpatici personaggi di un tempo, quando la vita non era molto allegra per molti, ma pur sempre da vivere, e noi qui adesso a raccontare alcuni stralci.

Agostino Campanaro

Altro personaggio di Sassari, soprannominato ” Agostino Campanaro ” Tale appellativo deriva dal fatto che per molti anni ha esercitato la funzione di sagrestano nella chiesa di Santa Caterina.
La sua abitazione, un magazzeno angusto, si trovava esattamente di fronte alla Chiesa, in Via Canopolo. Era un bravo esservitore della parrocchia, sempre disponibile ad ogni esigenza del Parroco.
Un piccolo vizietto, però, dopo tanti anni lo portò ad essere licenziato e precisamente, aveva preso il gusto di bere “vino di messa”, tanto che veniva sorpreso sbronzo e addormentato dietro l’altare.
Quindi il provvedimento irreversibile che lo portò per un po’ di tempo ad essere disoccupato e vivere in misere condizioni. Riuscì tuttavia a rimettersi un po’ in sesto quando intraprese l’attività di “Strillone,” vale a dire venditore di giornali ambulante. Attività che esercitava nel centro storico dal primo mattino. Ancora ricordo quella cantilena mattutina: ” La Nuova Sardegnaaaaa! La Nuovaaaa! Nuovaaaa! Per venderne di più aveva escogitato un sistema: una carrozzella per neonati piena di giornali, in questo modo non faticava nel trasporto. Un altro modo era quello di diffondere notizie false per invitare gli acquirenti a comprare così il giornale. Ad esempio al mattino presto si fermava in un popoloso crocevia e iniziava a strillare dicendo: ” Morto in un incidente stradale il Calzolaio tal dei tali…..! Uomo evidentemente molto noto nella zona e quindi, per curiosità tutti a comprare il giornale per leggere la notizia inesistente. Ma questo sistema non durò molto e, tra il suo vizio di bere e andare nei botteghini dal mattino, lo portò a diventare un trasandato e quindi un quasi barbone e da li ad essere preso in giro dai ragazzi di strada. Anche questo personaggio verrà annoverato nei ricordi di una Sassari d’un tempo, la figura non è sfuggita all’attento caricaturista Paolo Galleri, che assieme a tanti altri compare nelle pagine di una serie di caricature di personaggi sassaresi: dal Presidente Cossiga alla macchietta sassarese…

Tino enciclopedico

Vincenzo Buffa Buffa

Coiffeur della città, abile nel taglio dei capelli a domicilio, negli ospedali ed affini

Maciste

Omone dalla forza erculea famoso per i gesti di ” fozza” e punta di diamante della ” carovana”

Ciccittu Muntò

Raccoglitore di cartone con annesso carruzzo per le vie della città, primi esempi di raccolta differenziata.

Peppina la vicciaia

Signora molto anziana e trasandata che dava da mangiare a cani randagi e gatti, morta in un cassonetto della città.

Regina 5000

Anziana meretrice che aveva nel soprannome l’importo a prestazione

Pietrino lu ponciu

Altro addetto al recupero differenziato del cartone, sempre con carruzzo in dotazione

Dott. Prof. Basilio Falchi

Professione dentista, famoso nella città perchè sempre a maniche corte d’estate e d’inverno e per i bagni della salute a dicembre.

Saccone

Vendita all’ingrosso ed al dettaglio di fainè e gelati con carrettino, zona via Maddalena flavio o sotto l’upim vecchia.
E chi si può dimenticare il suo urlo: “bruscia ch’è calda………..”

“Trappadè”
Personaggio Sassarese vissuto a cavallo degli Anni cinquanta dello scorso secolo.
Uomo probabilmente sfortunato, si dice fosse stato ferito nella seconda guerra mondiale, infatti aveva una protesi nel braccio sinistro, che stringeva con fibbie. Era anche un po’ zoppo e teneva con sé un perenne Baccolo nodoso. Il personaggio, del quale non si ricorda il nome, era soprannominato ” Trappadè,” “li pizzinni pizzoni” di una volta lo ingiuriavano continuamente perché vi era gusto sentirlo rispondere agli insulti, con altrettante bestemmie di una certa trivialità. Tali risposte però, avevano il sapore di battute ironiche improvvisate e spontanee che rendevano bene, in perfetto dialetto sassarese cionfraiolo e dimostrava il più delle volte di essere simpatico e scherzoso nonostante gli scherni. Infatti, per la sua irosa reazione, con alzata di Baccolo e ripetute famose “frasi,” riusciva a tenere a bada e fare anche fuggire torme di ragazzini che lo accerchiavano. La più corrente tra queste la possiamo anche citare: ” Oh bastardu! Vai a casa toia e arreggami li sigaretti chi aggiu lagaddu innant’a lu commudinu, cand’era cushaddu i lu lettu cun mamma toia arinotti!.” Personaggio quindi da ricordare, a memoria di un tempo certamente poco bello per tutti, ma che il sassarese con la sua ironia riusciva a sdrammatizzare.

fonte: http://sassareserie.blogspot.com/2007/03/personaggi.html

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