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Cagliari tra Otto e Novecento: storie e curiosità

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Cagliari, primo decennio del 1800. Le ultime vicende storiche hanno consegnato la città alla dinastia sabauda, ma l’influenza spagnola è ancora forte. Secoli di dominazione non sono facilmente cancellabili dall’identità di una città.

La Spagna ha dato una forte impronta comune a terre tra loro molto lontane, ha influenzato usi e costumi di vari popoli e ne ha condizionato l’idioma. Ancora oggi, le tracce delle dominazioni spagnole nel mondo, spiccano tra le caratteristiche particolari di luoghi ed etnie che nel tempo hanno subito un’intrusione nella loro storia.

Le carte disegnate dell’Archivio Storico del Comune di Cagliari rappresentano una città post dominazione che somiglia molto ad un villaggio del Far West americano. Viale La Playa era al tempo un viale sterrato e polveroso, dove i vapori della locomotiva annebbiavano un piccolo anfratto simile ad un ghetto.

La città appariva come un insieme di larghi viali fangosi, i più importanti erano stati dotati di ghiaia e di alberi, forse per dare un aspetto più decoroso ad una città comunque destinata ad avere un ruolo importante per l’isola.

 

TRASPORTI. Se l’ inaugurazione delle Ferrovie Reali il 25 settembre 1879 passa in sordina, nonostante finalmente sia stato dismesso il vecchio sito collocato in viale La Playa, l’evento di gran lunga più importante e degno di tre giorni di festeggiamenti, fu l’inaugurazione il primo luglio dell’anno successivo,della linea Cagliari Sassari.

Festeggiamenti solenni, la banda cittadina intonò all’arrivo del treno “God save the Queen”, parve essere quello il giorno ufficiale in cui Cagliari si svestì della stagnazione che per lungo tempo aveva reso immobile qualsiasi progetto volto al miglioramento del suo volto, imprigionando la sua figura nell’aspetto rude e massiccio delle mura medievali, per abbracciare la modernità e poter essere pari in dignità alle altre città italiane.
Le strade con maggior transito vengono selciate e dotate di alberi dall’alto fusto, il borgo di Sant’Avendrace fu dotato di una fontana d’acqua dolce e di vasconi per il lavaggio comune dei panni; l’attuale Corso Vittorio Emanuele fu lastricato in granito.

 

IS BIDDAS. Per chi proveniva dai paesi dell’interno Cagliari rappresentò un’opportunità di miglioramento delle condizioni di vita oltre che un’attrazione, esercitata anche dal fascino dei luoghi contrapposto al mare di desolazione rurale che si estendeva oltre i limiti della città.
La forma della città di Cagliari d’oggi è frutto dei progetti che, molto lentamente, nell’ottocento comportarono lo smantellamento delle mura delle città roccaforti italiane.
Cagliari vede finalmente attuarsi un collegamento dei vari quartieri attraverso la costruzione di piazze, scalinate ed accessi, laddove prima esistevano soltanto muri in pietra insormontabili, a baluardo di una città fatta a scatole cinesi.

LA MODERNITA’. Pian piano la città abbraccia i tempi moderni sul fronte della viabilità e dell’architettura.

Purtroppo in questa fase storica non si sviluppa la mentalità conservatrice nei confronti di beni storici, quali i resti dell’antica città romana o la conservazione dei siti risalenti al periodo bizantino e tutto ciò che per noi avrebbe, al contrario, oggi un valore inestimabile.Cagliari doveva obbligatoriamente cambiare volto e tutto ciò che era vetusto venne nascosto, distrutto e depredato.

Non era più tempo per lasciar traccia del passato, seppur di valore antico, Cagliari doveva categoricamente essere ridisegnata per entrare anch’essa a far parte dei tempi moderni.

PERSONAGGI ILLUSTRI lasceranno il marchio sulla nostra città, tra questi Francesco Todde Deplano.

Todde Deplano, avvocato e giornalista, dedica tutta la sua vita alla progettazione della nuova forma della città, firma con il Comune una convenzione per l’ampliamento della zona compresa tra l’attuale via Angioy (al tempo via dei Condotti), via Roma, viale Trieste, via Sassari, viale Bonaria e viale La Playa.

I caseggiati disegnati dal Deplano corrispondono a canoni architettonici decorosi ed imponenti che esprimevano i valori sociali della borghesia.

LA CRISI economica di quegli anni portò al fallimento del grande progetto dell’Avvocato, che vide estremamente compromesse le sue risorse economiche e la possibilità di costruire unicamente un palazzo tra la via Sassari e la piazza del Carmine.

 

La sua fu una sorte tristissima, in quanto il 17 marzo del 1891, il Comitato per le feste del Primo maggio, inviò una delegazione per visitare il palazzo Deplano, con l’intenzione di prenderlo in locazione per assistere alla sfilata di Sant’Efisio.

Durante il sopralluogo il palazzo crollò, lo stesso Todde Deplano morì a solo quarantacinque anni insieme a tutta la delegazione.

Permettendo una digressione di carattere esoterico, si narra che, tutta la zona ove si consumò la tragedia, sia a tutt’oggi frequentata dalle anime dei poveri sfortunati che morirono in quella triste circostanza.

LE MALATTIE. Dalla fine degli anni settanta dell’ottocento, l’amministrazione comunale di Cagliari vide configurarsi l’idea della creazione di alloggi popolari riservati ai lavoratori; ciò avrebbe risolto l’annoso problema di sanità pubblica, strappando una volta per tutte i più poveri dai sottani e dalle grotte, per poter condurre una vita più sana (la tubercolosi mieteva parecchie vittime, Cagliari tra settantacinque città campionate in tutto il mondo era al sessantunesimo posto) e più decorosa.

La zona deputata per la costruzione di edifici popolari era quella compresa tra Bonaria e San Bartolomeo.

Soltanto nel primo decennio del 1900 nasce l’Istituto Case Popolari, in risposta ai movimenti sociali radicali che avevano visto anche a Cagliari delle sommosse in risposta all’incuranza dell’amministrazione comunale davanti al problema dell’inesistenza di case per i più poveri e per i lavoratori, problema evidentemente atavico che ancora oggi costringe molti concittadini ad occupare beni pubblici o case di cui non sono assegnatari.

LE PRIME CASE POPOLARI sorgono presso il Campo Carreras, attuale piazza Galilei. Sono certamente lontane dagli stabilimenti industriali che si trovavano nella zona Ovest della città, tuttavia l’istituzione della tramvia che arrivava fino a Quartu consentì più facili spostamenti.

I palazzi popolari di cui si parla sono ancora oggi presenti nella centralissima via Bacaredda (via Nuova) e creano l’isolato con via Paoli (al tempo via Quartu), via Carducci e piazza Galilei.
La zona che si affacciava da Is Argiolas (via Garibaldi) alla strada per Quartu, al tempo frutteti e campi di fichi d’india, iniziano a prendere la forma del quartiere di San Benedetto, che prende nome dal Convento dei Frati Cappuccini che sorgeva in via San Benedetto, sulle cui vestigia si erge oggi l’Opera Buon Pastore.

LA GUERRA. Negli anni che si affacciano alla Prima Guerra Mondiale, Cagliari è una città cambiata ha raggiunto, sommariamente un buon livello architettonico e ha un buon livello di prosperità, anche se certamente non sono assenti numerose presenze di poveri.

La città, che vide grazie al sindaco Ottone Bacaredda un buon livello di prosperità che può certamente affiancarla ad altre importanti, seppur più grandi e ricche, città della Penisola, si avvia nel periodo del Fascismo ad un livello ancora più alto di edificazione d’impianti industriali e di edifici dall’imponente gusto architettonico Liberty e poi Razionalista (anche se, adire il vero, gli esempi sono pochi!).
Tra i cagliaritani più vecchi c’è chi descrive la Cagliari pre Seconda Guerra Mondiale, come una città bellissima, dal forte gusto esotico ed imponente allo stesso tempo.

UNA PIOGGIA DI BOMBE portò via praticamente tutto. La città fu rasa al suolo con i bombardamenti del 1943, trascinando via la storia di una città eterna sotto i cumuli di macerie, sotto i quali migliaia di cagliaritani persero la loro vita.

La storia di Cagliari però talvolta riemerge dalle testimonianze dei cittadini più anziani o dai depositari dei loro ricordi, dalle memorie incise sui libri, dipinte sulle carte e impresse nelle fotografie in bianco e nero.

Talvolta la storia di Cagliari è raccontata da luoghi nascosti, quali sono i parcheggi interni dei palazzi, gli scantinati e i ruderi, che seppur possono apparire luoghi insignificanti, mostrano all’attento osservatore quelle che erano le sembianze della Cagliari di un tempo che fu.

Andrea Governi

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