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La reazione dello stato all’aumento dei casi di banditismo

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1899, la fine de «Sos Gigantes» NUORO. Esattamente cento anni fa una violenta e crescente ondata di delitti, iniziata ai primi mesi del 1899, e un banditismo in sempre più preoccupante ascesa, aveva obbligato l’allora presidente del consiglio dei ministri, il genenrale Luigi Pelloux a prendere duri e severi provvedimenti nei confronti della Sardegna. Già dall’anno precedente un violento conflitto a fuoco aveva messo fine alle leggendarie gesta del famoso bandito di Oliena Giovanni Corbeddu, «il re della macchia», ma numerosissime e pericolosissime erano le bande dei malviventi che infestavano le foreste del nuorese. Iniziò così una spietata caccia all’uomo senza precedenti, non priva di una voluta spettacolarità in seguito accentuata dalla pubblicazione del tenente Giulio Bechi «Caccia grossa», opera contestata in gran parte della Sardegna da semplici cittadini come da illustri intellettuali; basti ricordare Emilio Lussu e Antonio Gramsci. Un’opera quella del Bechi dove si descrive una Sardegna crudele e a fosche tinte. Intanto la spietata «caccia» iniziò. Uno dei primi a cadere sotto il piombo dei militari fu il bandito olianese Antonio Mulas, noto come «su bellu de Oliena», che rimase ucciso l’8 febbraio del 1899 nei pressi della fonte di «Su Gologone» da una pattuglia guidata dal brigadiere Bellami, mentre invece un suo compagno di latitanza Giuseppe Pau riuscì a tagliare la corda. Ma il momento della maggior recrudescenza venne nella notte tra il 14 e il 15 maggio, quando nel corso di una retata senza precedenti (nota come la notte di San Bartolomeo) con un’imponente spiegamento di forze nei centri di Nuoro e Ozieri si procedette a ben 700 arresti. In seguito molti di questi vennero rilasciati in quanto risultò che a loro carico non esistevano prove sufficienti. Si arrivò così al conflitto che fece più notizia, e di cui vasta risonanza venne data dalla stampa nazionale; quello di Morgogliai, avvenuto il 10 luglio del 1899, che portò allo sterminio della banda di «sos gigantes». Così riportava l’agenzia Stefani di Roma: «La prefettura di Sassari ha comunicato al ministero dell’Interno, e a quello della Guerra, che i famigerati fratelli Serra-Sanna, e i banditi Pau, Lovicu e Virdis, da più giorni trovansi annidati nella fitta boscaglia di Morgogliai, distante circa 30 km da Orgosolo». Sul fronte vi fu un grosso concentramento di forze, comprendente 150 carabinieri, e 57 soldati del 10 e 67 fanteria, al comando del capitano Petella. Il primo a cadere sotto il tiro dei militari fu il bandito Virdis, colpito dallo stesso Petella, mentre Giacomo Serra-Sanna cadde colpito dal brigadiere Lussorio Cau. Riuscì a fuggire il più temibile della banda, Elias Serra-Sanna, insieme a Lovicu e a Pau. I tre furono braccati, e in un successivo conflitto caddero uccisi Elias Serra-Sanna e Pau, mentre Lovicu riuscì a far perdere le sue tracce. Nel conflitto di Morgogliai rimase ucciso anche l’appuntato Aventino Moretti, che l’anno prima aveva colpito a morte il famoso bandito di Oliena Giovanni Corbeddu. I conflitti continuarono, il 27 agosto del 1899 caddero nelle mani delle forze dell’ordine i banditi Michele Moro e Liberato Onano, che vantavano una latitanza durata ben 28 anni. Ma la lotta al banditismo di fine secolo non portò ai risultati sperati. Il nuovo secolo infatti si apriva con una recrudescenza della delinquenza. Si sperava in un periodo di tranquillità ma non fu così. Già nel novembre del 1901 si erano avuti circa trenta tra omicidi consumati o tentativi. Era un banditismo che trovava terreno fertile nella società del malessere. Scriveva a riguardo un anonimo articolista: «E necessario sollevare il morale della popolazione con l’educazione del cuore e della mente, col moralizzare le persone meno abbienti, dando ad esse lavoro, e non soltanto come sempre avviene misure di polizia». Ma purtroppo ancora anni bui causati dal banditismo attendevano la Sardegna. Michele Pintore

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