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Ecco il perché delle supercar abbandonate negli emirati arabi uniti

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Quella che fa più male è la Jaguar XJ-220, per quanto mi riguarda . Non tanto perché sia un jaguarista (tutt’altro), ma perché è forse la più rara che abbia visto fra le decine di bellezze lasciate a marcire lungo le polverose strade arabe o sepolte nei parcheggi sotterranei di uno dei tanti emirati. Chi sarà il proprietario? Come ha potuto lasciarla lì così?

Ve lo sarete chiesto tutti. La teoria che spiegherebbe questo atto scellerato e tutti quelli analoghi che, fra l’altro, pare avvengano sempre più spesso, è la paura – se non il terrore – delle conseguenze di un debito. Negli Emirati Arabi non c’è Equitalia che ti manda la cartella che puoi far finta di non aver mai ricevuto, non ci sono mille escamotage per ritardare il pagamento. Lì non si scherza: il mancato rimborso di un debito viene considerato una offesa imperdonabile, pari a quella di frequentare una donna del luogo. Gioie e dolori della Sharia, la legge locale osservata scrupolosamente. E’ quindi pacifico che, se le cose si mettono male, prendere il primo volo per l’Occidente venga spontaneo, anche se questo comporta abbandonare oggetti e persone negli Emirati, compresa, magari, la supercar tanto amata.

Chi scappa è un autoctono o uno straniero, solitamente vittima della crisi mondiale che – ebbene sì – ha colpito anche i paradisi desertici; gente che ha acceso mutui importanti, ha acquistato auto e altri beni di lusso e poi si è ritrovata nei guai quando non ha potuto far fronte alle spese. Solo lo scorso anno sono state identificate ben 3000 auto di lusso abbandonate, locali e straniere. Quando la Polizia le rintraccia, emette un avviso; se il proprietario non risponde entro 15 giorni, l’auto viene portata in un deposito e può essere ritirata pagando una piccola somma. Ma molte non vengono mai reclamate e finiscono all’asta, garantendo ottimi affari a chi le acquista, visti i prezzi decisamente inferiori al valore effettivo del veicolo.

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