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Su tusorzu (la tosatura delle pecore)

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L’economia sarda, in larga parte,  ancora fondata sulla pastorizia: le pecore  grazie ai pascoli di alta qualità delle sue campagne, producono un latte di alto livello che, successivamente, viene lavorato e dai pastori e, in gran parte, dalle industrie casearie. Tutto ciò che ruota attorno alla pecora  ricco di valenze e significati culturali, tipici della tradizione pastorale sarda.
In primavera “beranu”, quando i primi caldi iniziano ad opprimere le pecore  tempo di alleggerirle dell’oramai ingombrante manto lanoso:  il momento della tosatura, “su tusorzu”.
E’ un vero e proprio rito che ha i suoi luoghi (sos tundidorzos) e i suoi cerimoniali.

I preparativi

La famiglia del pastore si prepara all’evento: Gli uomini preparano i sacchi di orbace (oggi si usano soprattutto quelli in canapa e plastica) per riporci la lana, oliano le forbici sos ferros de tundere (oggi sostituite dalle tosatici elettriche) e preparano il vino mentre le donne cominciano a preparare i succulenti cibi per il banchetto (gli arrosti, i bolliti, le verdure, le panadas, gli gnocchetti da cuocere nel brodo di pecora ecc.).
Inizia la tosatura
Si inizia con l’adunata delle pecore all’interno di una “mandra” (un recinto chiuso in pietra o frasche). Ad una ad una le pecore vengono catturate, sdraiate sul dorso e, legate insieme le 4 zampe con una “corria” o “cordiolu” (cordicella), la pecora � immobilizzata e pronta ad essere tosata.

Sos ferros de tundere (le forbici per tosare)

sono forbici di ferro brunito, appuntite, grandi, lunghe circa 35 cm, con lame triangolari affilatissime forgiate in unico pezzo di ferro. Hanno un’aspetto arcaico, ricordano le armi nuragiche e micenee, le armi delle millenarie culture pastorali del Mediterraneo. Nel corso della tosatura le forbici vengono bagnate e affilate di continuo: diventano veri e propri rasoi che, insieme all’abilità del pastore, permettono un tosatura perfetta.
Con l’avvento della tecnologia, oggi si usano per tosare “sas macchinettas” ovvero tosatrici elettriche simili a quelle del barbiere ma più grandi in dimensioni e con denti più lunghi

Il taglio

Durante le operazioni di taglio le forbici o le tosatrici elettriche vengono maneggiate con destrezza ma anche con accortezza per non ferire la pecora. Il pastore sta chino sull’animale legato che talvolta tenta comunque di divincolarsi.
Bisogna tosare la pecora in tutte le parti del corpo, dalla testa fino alla coda e bisogna tosare in modo tale che il vello venga via come una pelliccia, composto e uniforme. Finite le operazioni di taglio, la pecora  libera e ritorna in sa mandra.
Le pecore vengono tosate non solo perchè la lana  utile, ma anche perchè la lunghezza del vello può essere un impedimento per l’animale, soprattutto nella stagione estiva: l’animale, infatti, impigliandosi nei cespugli, potrebbe riempirsi di spine, ferendosi.

Il banchetto

Il banchetto, immancabile, rappresenta una vera e propria consumazione cerimoniale.
Si comincia a tosare a mezza mattinata quando i pastori che partecipano rientrano dall’aver sbrigato le proprie faccende nei campi. Intorno alle 10 si fa “s’irmurzu”: una robusta colazione a base di salumi, formaggi, coratelle fritte e vino ovviamente.
La base del pasto sono la pecora e il formaggio.
I cibi tradizionali della tosatura sono: il brodo di pecora, le carni lesse, “su sambene” (il sanguinaccio), su trataliu o corda( arrosto di frattaglie allo spiedo), su casu  giampagadu(marzu, fattu): (formaggio con i vermi), dolci vari, vino bianco e vino rosso e mirto,  acquavite.


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