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Sardegna: quattro cose da sapere sulla resolza

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Con un nome che, non a caso, ricorda molto da vicino quello del rasoio, la resolza è un antico coltello sardo particolarmente legato alla cultura locale tanto da essere stato persino introdotto nell’equipaggiamento della Brigata Sassari durante la Prima Guerra Mondiale. Oggi divenuto un prodotto particolarmente rappresentativo della tradizione artigianale sarda, è un manufatto molto noto agli appassionati che ne apprezzano l’elevata qualità realizzativa.LA TRADIZIONE Sebbene la produzione di lame in territorio sardo risalga ad epoche ben più remote, collocabili in epoca preistorica, le origini della “resolza”, nome con cui sono conosciuti i tipici coltelli a serramanico della tradizione sarda, risalgono, con ogni probabilità, alla seconda metà del XIX secolo, quando questi manufatti entrarono a tutti gli effetti a far parte della vita quotidiana di pastori e contadini, al punto da essere spesso considerati “il prolungamento della mano del pastore”. Queste lame, lavorate con maestria da artigiani concentrati principalmente nelle zone di Pattada, in provincia di Sassari, ed Arbus, in Sud Sardegna, sono dunque diventate uno dei prodotti più rappresentativi dell’artigianato sardo e la loro qualità produttiva li rende particolarmente conosciuti ed apprezzati ben al di fuori dei confini regionali.LE CARATTERISTICHE Spesso confuse con un altro tipo di coltello a serramanico sardo, la leppa, dalla lama curva e ben più simile ad una sciabola piuttosto che a un coltello, le resolze sono, in realtà, manufatti completemante differenti. Una delle carattestiche che le contraddistingue da altri tipici coltelli a serramanico è la lama a forma di foglia che le rende particolarmente adatte all’attività agropastorale e venatoria. Oltre che nella forgiatura della lama e nella messa a punto del meccanismo, l’abilità degli artigiani si mostra in tutta la sua maestria nella realizzazione del manico, tradizionalmente ricavato in corno di montone o muflone, e nella sua decorazione talvolta realizzata scolpendo figure che rappresentano la fauna sarda.IL TERRITORIO I maggiori centri di produzione della resolza sono Pattada ed Arbus al punto che il nome delle due località viene spesso utilizzato per identificare le resolze che vi vengono realizzate. Se quelle di Pattada vengono, infatti, chiamate pattedese, quelle di Arbus, prendono il nome di arburese. Vale, dunque, la pena visitare entrambe le “capitali” della resolza per poter apprezzare gli elementi che contraddistinguono le due versioni del coltello e le migliori creazioni degli artigiani locali.GLI INDIRIZZI Gli appassionati di lame storiche non potranno, inoltre, rinunciare a concedersi una visita dell’interessante Museo del Coltello Sardo in via Roma, nel cuore di Arbus. L’esposizione è stata allestita dal famoso coltellinaio Paolo Pusceddu, presso i locali di una vecchia casa restaurata adiacente al suo laboratorio e permette di ripercorrere l’intera storia della coltelleria sarda dalla preistoria ai giorni nostri attraverso i preziosi manufatti raccolti dall’artigiano in anni di ricerca e di scambi. La mostra si sviluppa in quattro diverse sale delle quali la prima ospita gli esemplari più antichi, la seconda custodisce vere e proprie opere d’arte dei coltellinai sardi contemporanei, la terza è dedicata ai migliori prodotti della Coltelleria l’Arburesa, e la quarta svela, infine, i segreti dell’antica bottega del fabbro con tanto di macchinari e strumenti del mestiere e proieizioni dedicate alle varie fasi e tecniche di produzione dei coltelli. Il museo custodisce, inoltre, l’enorme resolza di Paolo Pusceddu entrata nel Guinness dei Primati come il coltello più pesante del mondo: si tratta di un’Arburesa lunga 4,85 metri dal peso di ben 295 chilogrammi.

Sorgente: Sardegna: quattro cose da sapere sulla resolza

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